Siamo nani sulle spalle di giganti 2010
DeVecchi/Iera/Paulon

Progetto fotografico, dimensioni e supporto variabili
“Siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose diloro e più lontane, non certo per l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti”.
E’ un famoso aforisma sulla conoscenza e sul progresso attribuito a Bernardo di Chartres, vissuto nel XII sec. L’immagine proposta suggerisce una rilettura dell’aforisma. Il passato, nella veste del piccolo dinosauro giocattolo, è rimpicciolito e ridicolizzato a fronte di un gigante “uomo contemporaneo”, rappresentato nella foto da una giovane che avanza a testa alta. L’aforisma appare rovesciato: il passato nella foto è sulle spalle del presente. Il passato è nano, il presente è un gigante. La foto allude ai rapidi progressi scientifici e tecnologici che hanno reso l’uomo contemporaneo un gigante, quasi a far pensare che non abbia più valore l’aforisma di Bernardo De Chartres e che il presente possa camminare da solo, sfrontatamente ignaro dei sacrifici e del valore di chi è venuto prima.
L’antenato a prima vista è diventato un simulacro, un pupazzo evocativo di qualcosa di cui non si riconosce più il senso. Nonostante le dimensioni però, a ben guardare, il dinosauro sembra suggerire all’orecchio della giovane la strada. Allora forse, in una nuova veste, la voce di chi ci ha preceduto può riacquistare il suo valore di insostituibile fonte di progresso, in un gioco di ruoli tra storia di oggi e di ieri che cambia di continuo: chi è il nano? Chi è il gigante?

Photographic project, various supports and dimensions
Bernard of Chartres, a twelfth-century philosopher, used to say "we are like dwarfs on the shoulders of giants, so that we can see more than they, and things at a greater distance, not by virtue of any sharpness of sight on our part, or any physical distinction, but because we are carried high and raised up by their giant size." The aim of this image is suggesting a new reading of this aphorism. The little dinosaur toy, which represents the past, is reduced and ridiculed in the presence of a giant "contemporary man", portrayed by a young lady who advances with proud spirit. The aphorism seems now upset: the past in the picture is on the shoulders of the present, so that the past is dwarf and the present is giant. The picture hints at the rapid scientific and technologic progress that made contemporary man a giant. In this setting, it feels like Bernard of Chartres' aphorism has no longer worth, as if the present could move forward on its own, unaware of the sacrifices made by the ones of the past. The forefather became a simulacrum, an evocative puppet of something whose sense is nomore clear. Yet, in spite of appearances, the dinosaur toy seems to whisper the way in the girl's ear. It might be then that the voice of the ones who came before us can regain its worth as irreplaceable source of progress, in a role-play between today and yesterday history which changes continously.
At this point, who's the dwarf? And who's the giant?
de vecchi / iera / paulon